Roma, 28 Dic 2018 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Michele Arnese – Seguiamo. – Ennesima piroetta del Movimento 5 Stelle e del ministero della Difesa sugli F-35, i cacciabombardieri della Lockheed Martin realizzati-assemblati in Italia nello stabilimento di Leonardo (ex Finmeccanica) a Cameri.
Dopo le dichiarazioni del sottosegretario grillino alla Difesa, Angelo Tofalo, che non parevano indicare indietreggiamenti sul programma di acquisti degli F35, ora dal dicastero retto da Elisabetta Trenta, indicata dal Movimento capeggiato da Luigi Di Maio, giungono altri segnali.
Secondo fonti della Difesa – ha svelato giorni fa il Corriere della Sera – “il punto di caduta sarebbe quello di acquistare «solo» 6 dei 10 velivoli opzionati a suo tempo dal governo Gentiloni per il prossimo quinquennio che presto andrebbero ad aggiungersi ai 28 (16 più 12) già acquistati dal nostro Paese”.
In realtà, ha chiosato Dino Martirano, il cronista del Corriere della Sera che segue da anni la materia, “la trasparenza non si sposa con i contratti militari: tant’è che a giugno 2018, quando uscì la notizia dell’ultimo ordine per gli F35, perfezionato con tanto di anticipo versato su un ordine totale di un miliardo e 200 mila euro, si parlò di ulteriori 8 aerei e non di 10 da acquisire nei prossimi 5 anni”.
Tuttavia per Trenta questa linea di ridimensionamento del programma F35, senza una rottura sostanziale con gli Usa, “sarebbe la strada giusta per placare la rivolta della base antimilitarista grillina perché in ogni caso porterebbe a un risparmio fino al 40% della spesa prevista”, secondo il Corsera.
Una linea, quella del ministro, di fatto dettata da Luigi Di Maio (come è successo anche nel caso di Piaggio Aero, peraltro). L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.startmag.it/economia/leonardo-finmeccanica-f35-m5s-dimaio-trenta-difesa/