Gli interpreti afghani del contingente italiano. Il punto del generale Giorgio Battisti

Roma, 02 Feb 2021 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Giorgio Battisti – Battisti commenta la vicenda degli interpreti e collaboratori afghani del nostro contingente e delle difficoltà ad accoglierli con i loro famigliari in Italia. (Segue articolo). – La notizia della morte di un soldato in operazioni provoca sempre un grande impatto emotivo sull’opinione pubblica; molto meno se è un interprete locale a subire la stessa sorte.

Non tutti sanno che ai comandanti delle unità sul terreno viene affiancata una persona che conosce sia la lingua locale sia l’inglese (o l‘italiano) con il compito di seguirli in ogni azione, rischiosa o semplice che sia, arrivando a condividere tutto: abitudini, vita e a volte anche il destino fatale.

Senza buoni interpreti o traduttori (all’atto pratico non c’è differenza) un contingente straniero dispiegato in un’area conflittuale è essenzialmente poco più che una presenza armata, la cui interazione con le comunità locali è, nella migliore delle ipotesi, estremamente limitata.

Sono gli occhi e le orecchie dei militari multinazionali e per questo sono costantemente bersaglio dei terroristi o degli insorti. Grazie alla copertura mediatica degli ultimi anni la loro situazione inizia finalmente ad emergere.

Una dimensione che è sicuramente lontana dall’attraente immagine degli interpreti dei congressi internazionali o delle Nazioni Unite, cosi ben rappresentati da Nicole Kidman nel film The Interpreter (2005). Ho incontrato la figura dell’interprete per esigenze militari nella mia prima operazione in Somalia nel 1993. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.analisidifesa.it/2021/01/shana-ba-shana-spalla-a-spalla-gli-interpreti-afghani-del-contingente-italiano/

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