Migranti: Chi è rimasto a salvare le vite nel Mediterraneo

Roma, 01 Dic 2020 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Giulia Ferri – Quasi tutte le navi delle Ong sono state fermate e bloccate. Segue. – Era il 22 giugno 2015 e un’Europa sconvolta da quello che l’Unhcr definì il peggior naufragio della storia recente, l’affondamento di un peschereccio al largo delle coste libiche avvenuto due mesi prima e costato la vita a più di 800 persone, avviava la missione EuNavFor-Med.

L’operazione, poi ribattezzata Sophia, dal nome della bimba nata su una delle sue navi durante una missione di salvataggio, aveva a disposizione la portaerei Cavour, la nave idrografica inglese Enterprise e le tedesche Werra e Schleswig-Holstein.

Sophia, con tutti i suoi limiti, nasceva con l’intento dichiarato di combattere il traffico di esseri umani e salvare vite umane. Le navi della task force europea a guida italiana, da gennaio 2016 a marzo 2019 avrebbe soccorso nel Mediterraneo centrale quasi 45mila persone.

Nello stesso periodo iniziavano a prendere il largo anche le navi delle Ong, tra le prime la nave Phoenix della maltese MOAS (Migrant Off-Shore Aid Station) con a bordo una clinica di Medici senza frontiere, che nel corso del 2015 impiegava le sue strutture ed il suo personale su altre due navi.

Erano i mesi delle dichiarazioni sulla necessità di “reagire con la massima urgenza” e dei “mai più”. Poi, mentre queste parole si svuotavano di significato, il Mediterraneo iniziava a svuotarsi di navi da soccorso.

Oggi a presidio del tratto di mare che continua a essere il più solcato dai migranti in cerca di salvezza non è rimasto quasi nessuno. Per lo più tacciono le istituzioni italiane, come quelle europee. L’articolo completo prosegue qui >>> https://espresso.repubblica.it/attualita/2020/11/30/news/chi-e-rimasto-a-salvare-le-vite-nel-mediterraneo-1.356571

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