Roma, 17 Gen 2020 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – Il tema da affrontare non è se intervenire, ma per quanto tempo, come, e dove. Segue. – Nell’ultimo biennio, si è auspicata da più parti l’apertura di una seria riflessione volta a definire una strategia nazionale per le missioni internazionali, che consenta di adeguare la nostra presenza militare al mutevole scenario geo-strategico e superare la valutazione caso per caso che ne ha caratterizzato ogni singolo avvio.
Molti osservatori hanno espresso dubbi e/o contrarietà rispetto all’inerzia che sembra aver contraddistinto la presenza delle nostre Forze armate nelle aree di crisi dove si è andati sempre con precise motivazioni, ma poi si è rimasti anche quando il contesto è profondamente cambiato.
Non è in discussione l’importanza della nostra partecipazione alle missioni internazionali, che ha fortemente contribuito, oltre che al contrasto di conflitti, terrorismo e instabilità, anche a consolidare l’immagine del nostro Paese in seno alla comunità internazionale, limitando i danni peggiori delle frequenti crisi politiche.
Grazie a questo sforzo l’Italia ha mantenuto un ruolo, seppure progressivamente minore, ha tutelato i suoi interessi nazionali, ha rafforzato l’efficienza delle sue Forze armate.
Ha anche dato, grazie al nostro modo di intervenire nelle aree di crisi, uno specifico contributo ai tentativi di ricostruirvi le condizioni per un ritorno a quella stabilità che è sempre indispensabile per ogni forma di sviluppo economico, sociale e politico.
Il tema da affrontare non è, quindi, se intervenire, ma per quanto tempo, come, e – soprattutto – dove. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.huffingtonpost.it/entry/missioni-allestero-il-tema-non-e-se-intervenire-ma-per-quanto-tempo-come-e-dove_it_5e20369ac5b674e44b930b90