Roma, 27 Feb 2020 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Ugo Trojano – La missione che prenderà il via forse a fine marzo non parte con i migliori auspici. Segue. – Le premesse sulla Conferenza di Berlino del 19 gennaio 2020 non lasciavano presagire successi e accordi risolutivi sottoscritti da tutti i partecipanti, infatti le parti in causa libiche continuano tuttora ad ignorarsi, a combattere, a non fidarsi l’uno dell’altro.
Tuttavia almeno un timido risultato sembrava strappato: un cessate il fuoco più duraturo, garantito dalla comunità internazionale.
Il documento di ben 55 punti (troppi) aperto a svariate interpretazioni, non può considerarsi una vera strada da seguire (road map) bensì una bozza di lavoro con indicazioni concordate dagli attori internazionali per superare lo stallo e predisporre ulteriori azioni miranti ad una auspicata stabilizzazione della Libia.
Dal 19 gennaio scorso trascorsa una sola giornata di moderato ottimismo, le immediate violazioni del cessate il fuoco in Libia, le dichiarazioni e le azioni del sempre più tracotante presidentissimo turco Erdogan hanno non solo raffreddato le poche speranze di rientrare in gioco da coprotagonisti ma hanno sancito, da un lato, l’irrilevanza della UE e purtroppo dell’Italia, dall’altro la fragilità operativa delle proposte italiane riguardanti monitoraggio militare della tregua, monitoraggio effettivo dell’embargo sulle armi ed eventuale successivo impiego di una forza militare UE sotto l’egida dell’Onu.
E’ bastato al Presidente turco dichiarare che se si affidasse all’Onu la stabilizzazione, verrebbe meno la necessità di un impegno militare sul campo della UE (ovvero dei suoi Stati membri maggiormente coinvolti e presenti alla Conferenza) per sminuire le proposte. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.analisidifesa.it/2020/02/libia-e-mediterraneo-quale-ruolo-per-litalia/