Previdenza complementare: una svolta per le Forze Armate?

Roma, 06 Lug 2018 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Simone Micocci – I sindacati chiedono l’istituzione di fondi negoziali per la previdenza complementare anche per le Forze Armate e di Polizia. Seguiamo. – Sono passati diversi anni da quando la previdenza complementare è stata riformata, ma solo ora – probabilmente – ci potrebbe essere una svolta per le Forze Armate.

Come è noto, infatti, mentre ai dipendenti pubblici è consentita l’adesione ai fondi pensione complementare, quali ad esempio Espero (Scuola) e Perseo-Sirio (PA e Sanità), questo non è possibile per il personale delle Forze Armate e di Polizia.

Questi, infatti, non possono aderire alla previdenza complementare vista la mancanza di fondi negoziali (o chiusi) dedicati alla loro categoria; l’unica possibilità per loro, quindi, è quella dell’adesione – come si legge sul sito INPS – agli altri fondi non negoziali.

A tal proposito ricordiamo che per fondi negoziali si intendono quelli istituiti sulla base di accordi con le organizzazioni sindacali di uno specifico settore, mentre quelli non negoziali – definiti anche aperti – sono istituiti da Banche, compagnie di assicurazione, SGR (Società di gestione del risparmio) e SIM (Società di intermediazione mobiliare).

Quest’ultimi, quindi, pur essendo aperti alle Forze Armate e di Polizia – ma solo su base individuale, tramite contribuzioni personali – non sono nati da alcun accordo sindacale e di conseguenza non seguono delle regole pattuite con i rappresentanti della categoria.

È per questo che da anni ci si batte affinché anche per le Forze Armate e di Polizia vengano istituiti dei fondi di previdenza complementare negoziale, così da equiparare il personale militare al resto dei dipendenti pubblici. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.money.it/previdenza-complementare-Forze-Armate-Polizia-svolta

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