Storia: Quei 65 militari deportati e dimenticati in Germania

Roma, 29 Gen 2019 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Andrea Parodi – Internati militari torinesi, chiamati “stucken”, pezzi, etichettati con un numero e morti di stenti. Segue. – Ci sono sessantacinque torinesi seppelliti ancora in terra tedesca. Nessuno racconta la loro storia e probabilmente nessuno, nemmeno i loro familiari, si ricordano più di loro.

Non sono entrati nei lager nazisti per motivi razziali, non sono ebrei, non sono rom, non sono omosessuali, non sono stati catturati come deportati politici. Sono semplici soldati. Ragazzi giovani, strappati – spesso controvoglia – alle loro famiglie e alla loro quotidianità per combattere una guerra che probabilmente non capivano neanche, e che da un giorno all’altro sono stati catturati dal nuovo nemico tedesco, deportati nei treni piombati in un lento e terribile viaggio verso la Germania e la Polonia, infine chiusi all’interno del reticolato di filo spinato di un lager nazista.

La cattura nel 1943. Sono gli internati militari italiani, i soldati (soprattutto dislocati nei fronti balcanici) che l’8 settembre 1943 salutano l’armistizio mentre gli ex alleati li circondano, li disarmano e li catturano.

A loro, prigionieri visti come nemici e traditori, viene riservato il compito più duro: alimentare la manodopera necessaria al Terzo Reich tedesco per continuare lo sforzo bellico. Entrano nei lager non per essere sterminati nei forni crematori, come accaduto ad esempio per gli ebrei, ma per lavorare duramente.

Non sono persone, ma «stucken», pezzi. Etichettati con un numero e chiusi nelle baracche, con una alimentazione poverissima e nessuna tutela da parte della Convenzione di Ginevra della Croce Rossa per i prigionieri di guerra. Un’immane umiliazione fisica e psichica che ha interessato ben 650 mila italiani ed è costata oltre 50 mila vittime. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.lastampa.it/2019/01/27/cronaca/quei-militari-deportati-e-dimenticati-in-germania-scoperti-ora-i-loro-nomi-UsmANkomdJQNK62BTLnGXI/pagina.html

Condividi questo post