Roma, 18 Gen 2021 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Nino Sergi – L’appello di Nino Sergi, presidente emerito dell’Ong Intersos. (Segue articolo). – Grazie e buona fortuna: licenziati dai contingenti militari italiani in Afghanistan, a Herat, Farah, Kabul, senza protezione dalle possibili rappresaglie.
La cinquantina di collaboratori afghani ha chiesto garanzie per la propria incolumità, come d’altronde era stato assicurato. Gli interpreti, in particolare, sono i più preoccupati. La voce e le orecchie dei militari italiani: e per questo considerati da una parte dei Talebani come spie da sopprimere.
La protezione del proprio personale, italiano o di altre nazionalità, è un inderogabile dovere di ogni organizzazione, che sia civile o militare: un imperativo.
Ho guidato per anni un’organizzazione umanitaria, operando in contesti di conflitto, entrando spesso in contrapposizione con le presenze militari definite dalla politica ipocritamente “umanitarie”; ma anche cercando di interloquire, nel corretto rapporto civile-militare, per salvaguardare lo spazio dell’azione umanitaria nelle aree più fragili e bisognose.
Trovo ora vergognoso questo abbandono a se stessi delle persone che più sono state vicine e indispensabili ai comandi militari italiani. È stato superiore agli 8 miliardi di euro il costo della missione militare italiana in Afghanistan dal 2001 (rispetto a circa un quindicesimo di tale cifra spesi per la cooperazione civile e la ricostruzione del paese). L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.ilgiornale.it/news/mondo/non-abbandonate-interpreti-afghanistan-1917216.html