Roma, 15 Lug 2019 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Michele Nones – L’allarme dello Iai. (Segue articolo). – Finalmente il DPP, Documento Programmatico Pluriennale 2019-2021, è stato presentato dal ministro della Difesa Elisabetta Trenta (con soli due mesi di ritardo rispetto ai termini di legge). Molti lo aspettavano sperando così di uscire dalla nebbia che da sempre avvolge le spese italiane per la difesa e che nell’ultimo anno è diventata ancora più fitta.
In realtà è stata un’altra amara sorpresa: il “Governo del cambiamento” non è riuscito ad assicurare un po’ di chiarezza, ma solo una maggiore quantità di numeri. Il documento è graficamente più accattivante e corposo (siamo passati dalle 191 pagine del 2013 alle 266 del 2019), ma è come una foresta, più è grande e fitta e più è difficile orientarsi.
IL MIRAGGIO DEL 2%. Basti vedere uno dei dati di base a cui si fa riferimento per valutare l’impegno di un Paese nel campo della difesa: la percentuale del Pil.
Ovviamente non è l’unico parametro, ma sicuramente è importante ed è attualmente quello disponibile. Nel 2019 (dati di febbraio) si resta fermi all’1,15% e si prevede di salire all’1,17% nel 2020, forse dando per scontato che se il Pil non cresce, mentre cresce automaticamente la spesa del personale, la percentuale aumenta.
Ma, subito dopo, si precisa che a maggio “Il Defence Planning Capability Survey è stato aggiornato impiegando, con decorrenza 2018, il deflatore riferito al Pil (il valore utilizzato per depurare il dato dall’inflazione, ndr), a similitudine degli altri Paesi della Nato.
Il rapporto spese Difesa/Pil previsionale, in termini percentuali, si attesterebbe all’1,17% per il 2019 e all’1,20 per il 2020”. L’articolo completo prosegue qui >>> https://formiche.net/2019/07/spese-per-la-difesa-iai/