Polizia Penitenziaria: Progetto di Sostegno al Ruolo dell’Agente con la presenza di uno psicologo in sorveglianza dinamica

Roma, 15 Lug 2020 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – da Interventi ricevuti – L’obiettivo del Progetto è sostenere con continuità la personalità dell’agente di polizia penitenziaria, monitorare il suo tono dell’umore. (Segue articolo). – Sono maturi i tempi per dare al corpo di Polizia Penitenziaria un supporto stabile che concorra a definire gli alti standard di operatività privi di criticità del vissuto.

Lo strumento ormai inevitabile è quello che permette agli appartenenti di affrontare lo stress da lavoro correlato che inficia, inconsapevolmente ed improvvisamente, l’agire quotidiano, proprio a causa della estrema delicatezza e difficoltà dell’impegno richiesto.

Spesso lo stress da lavoro correlato si manifesta con la percezione di squilibrio avvertita dal lavoratore quando le richieste dell’ambiente lavorativo eccedono le capacità individuali, al punto che egli nel medio-lungo termine avverte una varietà di sintomi o disturbi che vanno dal mal di testa, ai disturbi gastrointestinali a patologie del sistema nervoso, disturbi del sonno, nevrastenia, sindrome da fatica cronica fino a casi di burn-out o collasso nervoso.

L’obiettivo del Progetto è sostenere con continuità la personalità dell’agente di polizia penitenziaria, monitorare il suo tono dell’umore e stimolare la ricerca di senso, per evitare che problematiche non espresse possano essere la causa di comportamenti e comunicazioni nevrotiche riversate inconsapevolmente nella relazione con il detenuto.

Il lavoro delicatissimo svolto dalla polizia penitenziaria, non ha ancora oggi un riferimento stabile per le situazioni psicologiche, in tutte le loro varianti. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.poliziapenitenziaria.it/lo-psicologo-del-corpo-di-polizia-penitenziaria/

 

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