Rovigo, 27 Gen 2020 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – “Ogni giorno lottavo per rimanere in vita”. (Segue articolo). – Il numero dell’orrore l’ha avuto tatuato su braccio e collo per molti anni: 115626, questo il suo numero di matricola. Incubi e commozione, invece, non lo hanno ancora abbandonato a 75 anni da quei mesi passati nel lager di Mauthausen.
A 20 anni Arduino Nali aveva già una vita che potrebbe diventare la trama di un film: la diserzione dall’esercito italiano dopo l’8 settembre, la guerra partigiana nelle montagne del Piemonte, poi l’arresto da parte dei nazifascisti e la deportazione a Mauthausen, uno dei più terribili campi di concentramento dell’orrore hitleriano.
La lotta per la sopravvivenza, la fame e il freddo, le montagne di cadaveri “scaricati” dalle camere a gas, la quotidiana paura di morire.
Arduino Oggi Arduino ha 95 anni e vive nella sua casa di Adria, dove su una parete campeggiano le benemerenze dello Stato e delle altre istituzioni, i riconoscimenti delle associazioni partigiane, le medaglie d’oro di Presidenti della Repubblica e ministri.
Domani parteciperà, ad Adria, alle commemorazioni per la Giornata della memoria, e vive anche per tramandare il ricordo di quello che è avvenuto in tanti incontri con i ragazzi delle scuole, “perché – racconta- c’è ancora chi nega l’Olocausto, come quella volta ad una mostra dove un professore osò dire che la Shoah è un’esagerazione, una invenzione. Lo zittii mostrandogli il numero di matricola che mi diedero a Mauthausen”.
Nel 1945 Arduino non fatica a rievocare i fatti del 1945, ancora ben vivi nei suoi ricordi: “Le cose brutte non si dimenticano”. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.polesine24.it/home/2020/01/26/news/sono-sopravvissuto-all-inferno-di-mauthausen-79157/