Roma, 24 gen 2013 – Di VITTORIA IACOVELLA – Pubblichiamo la bozza di conclusione della commissione d’inchiesta. Negata responsabilità nei tumori all’uranio impoverito, ma confermate le preoccupazioni sull’uso dei medicinali.
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La verità è ancora nascosta nelle vene dei giovani che sono morti. Ma qualcosa è cambiato per sempre. Dopo 103 riunioni e l’interminabile sfilata di vittime, scienziati, autorità militari, ricercatori, madri inconsolabili e politici la “Commissione parlamentare d’inchiesta sull’esposizione a possibili fattori patogeni, con particolare riferimento all’uso dell’uranio impoverito” sta per consegnare la relazione finale di cui vi mostriamo una bozza in anteprima. Nelle conclusioni troviamo diverse novità, una vera e propria rottura con quanto sostenuto negli ultimi dieci anni dalle precedenti commissioni d’inchiesta.
Innanzi tutto nessuna responsabilità viene riconosciuta all’uranio impoverito per i militari malati, primo perché in Italia non ne è stata trovata traccia, secondo perché l’uranio è stato considerato una concausa che spesso da sola non basta a scatenare dei tumori. È stata confermata l’affermazione del Ministro della Difesa, Di Paola, che ha assicurato che nei poligoni di tiro italiani non viene impiegato uranio impoverito. La seconda rilevante scoperta è che le patologie riscontrate nei militari sono più frequenti in chi non è andato in missione all’estero rispetto a chi è partito. Quindi viene chiesto di alzare i livelli di attenzione su tutti e non più solamente su chi ha lavorato in territorio straniero.
Infine, scienziati e ricercatori concordano sul fatto che il cancro sia causato da un insieme di fattori, fra questi, nel caso specifico dei militari, assumono un ruolo fondamentale le errate modalità di vaccinazione.
Nelle circa duecento pagine della relazione vengono ripercorse le tappe sofferte di un tema scomodo a molti: alla Difesa accusata di non applicare sempre regolarmente i protocolli vaccinali e di non fare gli adeguati controlli, alle case farmaceutiche ai gruppi di ricerca pagati con fondi pubblici (vedi il Cpcm costato 2.828.500 euro per finanziare sette progetti nel 2007) che finora non hanno presentato alcun risultato, alle precedenti commissioni per le modalità con cui certi temi erano stati taciuti se non in alcuni casi segretati.
In teoria quindi la Commissione prende atto che in molti casi siano stati fatti fatali errori, in pratica però è il ministero dello Sviluppo Economico a decidere per i risarcimenti e a quel punto le cause non sono più riconoscibili. Ciascuna vittima chiede tra i 750mila e il milione di euro. Un elevato numero di richieste che si ferma dinnanzi ai tagli per la crisi economica. A questo punto le teorie, la scienza, le indagini e le storie personali rischiano di cadere in un unico buco nero.
Non è stato riconosciuto nulla a David Gomiero, rimasto invalido al 90 per cento immediatamente dopo le vaccinazioni, né a Erasmo Savino, ipervaccinato e poi spedito sui Balcani dove c’era anche l’uranio. David ha seppellito i suoi sogni di atleta nella sua stanza chiusa a tutti, Erasmo continua a lottare mentre il cancro gli mangia ogni speranza. Tuttavia, non ci sarà un nuovo Luigi Sanna, denunciato per essersi rifiutato di farsi vaccinare prima di informazioni e anamnesi. La Commissione ha infatti stabilito la non punibilità dei militari che non vogliano farsi vaccinare e ha espresso una serie lunga di raccomandazioni volte ad aumentare l’accuratezza nel rispetto dei protocolli.
La Difesa probabilmente accusa il colpo dei tanti errori sottolineati dalla relazione e non commenta. Abbiamo chiesto conto delle promesse fatte quando pubblicammo l’inchiesta qualche mese fa. È stato istituito il centro di ascolto per le famiglie dei militari ammalati grazie a un impegno assunto dal Generale Debertolis. Nulla di fatto (neanche commenti) dalla Sanità militare, che aveva promesso aggiornamenti sugli studi epidemiologici in corso, la pubblicazione a breve dei risultati dei progetti Cpcm ed eventuali contatti per la collaborazione con lo Sbarro Institute di Filadelfia, che lavora anche per l’Esercito statunitense e che aveva offerto supporto gratuito.
Le indagini portate avanti dalla commissione e le ammissioni rispetto ai rischi legati ai vaccini, hanno sollevato un acceso dibattito. Sono state promosse, negli ultimi tre mesi, ben due interrogazioni parlamentari che, nonostante siano scaduti i tempi, non hanno avuto ancora risposta. Fonte: http://inchieste.repubblica.it
Di VITTORIA IACOVELLA
23 gennaio 2013