Roma, 09 Dic 2018 – (Pubblichiamo un estratto della seguente lettera da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – da Gen. D. Nicolò Manca – Leggiamo di seguito. – Credo che gli orientamenti del ministro Elisabetta Trenta in fatto di sindacalizzazione militare, lotta all’obesità del personale in servizio, riduzione del 25% dell’organico dei cappellani militari e l’intramontabile “fare luce sugli assordanti silenzi sull’uranio impoverito” non siano epocali ma tendano a distogliere l’attenzione dall’ennesima tegola che incombe sulla credibilità delle Forze Armate italiane: l’ulteriore taglio di 500 milioni di euro dal bilancio Difesa.
A proposito dell’uranio impoverito ricordo che sono quasi vent’anni che ne dibatte la scienza, la medicina oncologica, la magistratura e, il più delle volte chiassosamente, la politica.
La prima commissione che affrontò il problema fu quella guidata dall’oncologo Franco Mandelli (siamo nel 2001); nello stesso anno seguì il convegno promosso dall’OCRA del Coordinamento Toscano della Lega contro i Tumori guidato da Franco Nobile successivamente si pronunciarono contro la teoria uranio impoverito-tumori sia l’Istituto Superiore di Sanità (prof.ssa Musumeci) sia l’United Nations Enviroment Program dell’ONU che sentenziò: “i rischi sia radiologici che chimici dipendenti dalla presenza di proiettili a base di uranio impoverito sono irrilevanti”.
Ricordo anche il parere espresso dal professor Giuseppe Remuzzi dell’Istituto Negri di Bergamo: “l’uranio impoverito, materiale col quale vengono realizzati oltre mille oggetti di uso quotidiano, inclusi gli stent che i cardiochirurghi inseriscono nelle nostre coronarie, emette radiazioni 3 milioni di volte inferiori a quelle del Ra-226, che altro non è che la vernice impiegata per rendere fosforescenti le lancette delle sveglie e degli orologi”. La lettera completa prosegue qui >>> http://www.difesaonline.it/evidenza/lettere-al-direttore/lettera-difesa-online-fatta-trenta-facciamo-trentuno