Continua l’attacco al dipendente pubblico. Statali fannulloni, ora preferiscono le mini assenze. Il 26 per cento delle malattie dura un solo giorno. Il totale degli stop costa 4 miliardi

 

Governo: Camera, dibattito su fiduciaRoma, 11 gen 2015 – di Laura Della Pasqua – (www.iltempo.it) – La piaga dell’assenteismo nella pubblica amministrazione non è stata debellata. Nonostante le numerose riforme che hanno reso più difficile e anti economico assentarsi dal lavoro senza un valido motivo, il fenomeno persiste ancora. La forma prevalente non è più quella della malattia che dura lo spazio di tempo necessario per partire per la settimana bianca o quella delle cure termali per concedersi il relax in qualche centro benessere. Ora prevalgono le mini assenze, da uno a tre giorni. Il 25,9% delle malattie dura un solo giorno, pari a 1 assenza su 4. Il dato messo a fuoco dalla Cgia si riferisce al 2013 ed è in crescita del 5,9% rispetto all’anno precedente. Il primato delle «malattie brevi» spetta a Palermo: tra i dipendenti pubblici il 42,6% del totale delle assenze dura un giorno. Le assenze per malattia di durata compresa tra i 2 e i 3 giorni rappresenta, sempre nel settore pubblico, il 36,1%. Mel rapporto della Cgia si sottolinea il rischio reale che le assenze brevi «nascondano forme più o meno velate di assenteismo, soprattutto nei casi in cui la malattia dura solo un giorno».

Diversa invece la situazione nel settore privato dove le malattie brevi, di un giorno solo, sono oltre la metà del pubblico impiego (11,9%) e sono in calo dell’1% rispetto all’anno precedente. Il record anche in questo caso ce l’ha Palermo ma l’incidenza è del 27,8%. Ma il settore privato, dice ancora la Cgia, detiene invece il primato malattia in termini di giorni medi sia nel 2013 che nel 2012: 18,3 contro 17,1 giorni dei dipendenti pubblici. Complessivamente, infatti, l’Inps ha ricevuto oltre 17.800.000 certificati medici: il 3,4% in più rispetto al 2012. Notevole la crescita, comunque nel comparto pubblico: nel 2013 hanno marcato visita il 9,2% di lavoratori in più.

Nella classifica delle città dove si sospende l’attività per malattia, dopo Palermo c’è Agrigento con il 38,4% di assenze che durano 1 giorno, seguita da Catania, 35,6 % e da Trapani, 34%. Chiudono la classifica Udine (14,2%), Belluno (12,8%) e Bolzano (10,5%). Complessivamente, la provincia che presenta la durata media di malattia più elevata nel pubblico impiego è Vibo Valentia, con 23,2 giorni di assenza all’anno. Nel settore privato, invece, dopo la «leadership» del capoluogo regionale siciliano, il rapporto Cgia indica Catania (21,1%), Roma (18,8%) e Siracusa (18,5%). I territori più virtuosi sono Vicenza e Udine (entrambe con il 5,5%), Ascoli Piceno (5,1%) e Vibo Valentia (2,6%). Anche nel settore privato, il primato della durata media dell’assenza di malattia spetta alla Calabria: si tratta della provincia di Reggio Calabria, con 53,4 giorni di assenza all’anno.

Dal punto di vista salariale la riforma Brunetta prevede che fino a dieci giorni di assenza, sarà corrisposto esclusivamente il trattamento economico fondamentale con decurtazione di ogni indennità o emolumento e di ogni altro trattamento economico accessorio.

Nel comparto privato, invece, i primi 3 giorni di malattia sono interamente a carico dell’azienda, dal 4° al 20° giorno la retribuzione giornaliera media è coperta al 50 per cento dall’Inps, dal 21° al 180° giorno la quota in capo all’Istituto di previdenza sale al 66,66%. L’articolo prosegue qui >>> http://www.iltempo.it/economia/2015/01/11/gli-statali-fannulloni-non-si-arrendono-ora-preferiscono-le-mini-assenze-1.1366591

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