Roma, 08 Apr 2021 – (Pubblichiamo un estratto della seguente intervista da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Rosa Scognamiglio – “Ecco come ho trattato Riina. La mia verità sull’antimafia”. (Segue articolo). – Eroe antimafia, Robin Hood dei “deboli” ma soprattutto “Servitore del popolo”. Il colonnello Sergio De Caprio non è solo un militare di lungo e glorioso servizio ma il Capitano Ultimo.
Passato agli onori delle cronache per aver arrestato il boss di Cosa nostra Totò Riina (15 gennaio del 1993), l’ex comandante dei Ros vanta il merito di aver fondato i Crimor (Unità Militari Combattente) e di aver speso un’intera esistenza combattendo le ingiustizie.
“Essere combattente vuol dire considerare, su tutto, il valore e l’importanza dell’azione rispetto alla celebrazione. È una scelta chiara e nitida, dove non sono ammesse falsità. Un combattente non mente mai”, spiega a ilGiornale.it.
Una vita vissuta sotto scorta, nel mirino delle mafie da sempre: “Con la paura ci vivo da quando ero piccolo, ho imparato a conoscerla, ci ho fatto amicizia e ora sono felice di averla sempre accanto a me. Mi dà consigli su come muovermi”, racconta alla nostra redazione.
Capitano Ultimo, lei nasce come Sergio De Caprio. Cosa sognava da piccolo? “Sognavo di fare il carabiniere dei poveri. Intendo dire il carabiniere che difende i più fragili, che impedisce l’abuso e la violenza sugli altri. E questo l’ho visto fare ai carabinieri di basso grado, che operano in piccoli paesi. Questo era il mio sogno, ci sono riuscito. E sono felice di averlo fatto”. L’intervista completa prosegue qui >>> https://www.ilgiornale.it/news/cronache/capitano-ultimo-combatto-ingiustizie-tratto-i-criminali-1936105.html