Roma, 04 Giu 2019 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di David Rossi – Salvini appunto che non perde occasione per dimostrare una solidarietà con le forze di polizia che va al di là dei propri doveri di vertice del Ministero degli Interni. Segue. – Il ministro Elisabetta Trenta e il sottosegretario Angelo Tofalo sono personalmente onesti, ma nella loro azione politica in questi mesi hanno somigliato ai ladri di Pisa: hanno litigato di giorno a vantaggio delle telecamere, ma poi di notte, quando le luci delle dirette sono spente, hanno portato avanti entrambi il programma del loro movimento politico verso la Difesa e le Forze armate.
Purtroppo per il ministro, i giornali ogni giorno riportano articoli sulla dilagante insoddisfazione dei militari di ogni ordine e grado e degli ambienti politico-governativi verso di lei. Così, il giovane Tofalo, ha peccato di ingenuità, cercando di differenziarsi pubblicamente da un ministro che potremmo definire “in caduta libera”.
L’intenzione, apparentemente, era di dimostrare buona volontà, nessuna ostilità verso il vicepremier Matteo Salvini e la sua disponibilità a una successione col consenso leghista; purtroppo per lui, ha finito per confessare i peccati mortali suoi e del ministro.
In pratica, ci ha raccontato che la titolare del dicastero da un anno fa campagna politico-elettorale ma anche che lui stesso è incapace di gestire i flussi di informazioni all’interno della Difesa e di esercitare una sana leadership verso i propri sottoposti.
Di più: ha bellamente ammesso che riceve input esterni – non meglio identificati ma speriamo coerenti con la posizione che occupa – piuttosto che coordinarsi col personale di dovere. L’articolo completo prosegue qui >>> http://www.difesaonline.it/evidenza/editoriale/dopo-le-parole-di-tofalo-ci-resta-solo-salvini%E2%80%A6